Il piano di lavoro come assunzione di responsabilità

Il piano di lavoro nasce per la necessità di dedicare uno spazio all’individualizzazione degli apprendimenti. Ma nella pedagogia Freinet si va oltre Dottrens. La sua specificità è che il lavoro individualizzato è scelto dal ragazzo (non è assegnato dall’alto, è un’assunzione di responsabilità) ed è parte della vita cooperativa del gruppo. Il piano, poi, è un momento importante della valutazione formativa, che è individualizzata o non è. Il bambino si autovaluta anche con l’aiuto dell’insegnante perché solo in questo modo potrà regolare i suoi apprendimenti successivi. Le modalità con cui viene svolto il piano si sono diversificate nel corso del tempo. Nell’a.s. 2019/2020 Sonia Sorgato ed Erika Valentini hanno utilizzato questo piano con i loro bambini.

Il piano per ora è limitato a lingua e matematica ma si segnalano già interessanti novità come l’inserimento delle creazioni matematiche. Sarà probabilmente ampliato introducendo progetti personali e altre attività. Speriamo che presto possa rendersi disponibile anche in Italia uno schedario autocorrettivo coerente con i principi del piano: sono i materiali che fanno la pedagogia! Nel frattempo Sonia ed Erika seguono con acume il consiglio di Freinet: “Non lasciate le mani se non toccate ancora con i piedi!”. Un invito alla prudenza per non far fallire fin dall’inizio l’innovazione e accompagnare i bambini nella ricerca dell’autonomia.

Enrico Bottero

2 pensieri riguardo “Il piano di lavoro come assunzione di responsabilità

  1. La parte del piano di lavoro che mi lascia più perplessa in questo momento è quella delle schede autocorrettive necessarie per rendere autonomi i ragazzi nello svolgimento dei loro compiti individuali. Io ho usato per molto tempo le schede autocorrettive MCE sul calcolo e sull’ortografia. Non penso che oggi siano ancora proponibili in quella forma se non per determinati obiettivi molto orientati all’acquisizione di automatismi nel calcolo e nella scrittura, pur necessari. Forse bisogna provare ad inventare altro… ma al momento non ho molte idee alternative.
    Nei miei ultimi anni di attività a scuola preparavo dei compiti non autocorrettivi da affiancare alle schede MCE, e questi dovevano essere corretti da me. E quindi erano un lavoro ulteriore. Non saprei come proporre attività “intelligenti”, di ragionamento, che siano nello stesso tempo autocorrettive. Ricordo che i miei alunni si divertivano a risolvere i problemi che scaricavano dal sito della Bocconi e diventavano per loro delle sfide. Avrebbe senso proporre, come fanno nella scuole americane, il “problem of the month” cioè una serie di problemi graduati dal più facile al più difficile a libera scelta su un tema significativo che si sta sviluppando in classe? Questo sarebbe nell’ottica di sviluppare la capacità di problem solving e quindi non solo il calcolo… ma poi bisogna dare comunque una restituzione…

  2. Nel Corso sulle Tecniche Freinet tenuto da Enrico Bottero e Sonia Sorgato si è parlato di schede autocorrettive come strumento importante per le tecniche. Proviamo a raccogliere dei problemi di matematica invece dei soliti calcoli, qualcosa che stimoli l’intelligenza dei bambini non solo il semplice esercizio. Pensiamo anche ad un modo creativo per realizzarle e ad uno coerente per distribuirle in modo che tutti ne possano usufruire.

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