Il piano di lavoro

Senza un orario settimanale degli interventi con gli allievi la Dad non funziona. Se vogliamo dare ai bambini una parvenza di scuola bisogna instaurare delle routine, delle cadenze fisse per la consegna dei compiti, per gli incontri in videoconferenza ecc.

Il piano di lavoro settimanale utilizzato nelle classi che adottano le tecniche Freinet può diventare un modello, migliorabile, adattabile ma importante come riferimento.

Nel numero 1 del 2020 di Cooperazione educativa (l’accesso all’archivio è riservato agli abbonati) Enrico Bottero ne parla e in figura a p. 58 troviamo questo modello compilato:

Per saperne di più vi invito a leggere tutto l’articolo.

Il piano di lavoro viene introdotto nella classe per promuovere l’autonomia dell’allievo e per tenere conto dell’eterogeneità del gruppo classe. L’insegnante definisce un programma di lavoro generale valido per tutta la classe poi ogni alunno decide, in base alle indicazioni ricevute, come organizzare il proprio piano individuale.

Il piano di lavoro esige che la classe sia organizzata in modo idoneo cioè adatto ad ospitare il lavoro di gruppo o individuale degli alunni con tutti gli strumenti necessari. Questo si può fare anche a distanza modificando la struttura del piano di lavoro ma non il senso di questo tipo di strumento.

Oggi un collega del gruppo MCE di Pinerolo scriveva della difficoltà dei bambini a percepire come scuola la didattica distanza, alcuni piangono, non hanno voglia di fare i compiti, non ne comprendono il senso senza il contatto diretto con i loro insegnanti, soprattutto i più piccoli patiscono fortemente questa situazione. Tutti si stanno impegnando per rendere più scuola ciò che scuola non è ma non è scontato il risultato.

Quindi sarebbe utile condividere le modalità con cui organizzate le attività settimanali con le classi e anche capire come si dovrebbe modificare il piano di lavoro con lo scopo di rendere gli alunni più responsabili del loro percorso di apprendimento, soprattutto in questa situazione.

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