Enrico Bottero
La pedagogia Freinet ha un punto fermo: il rifiuto della “scolastica”. Questo rifiuto l’ha indotta a privilegiare la pedagogia del progetto concretizzatasi nelle diverse tecniche di vita: testo libero, giornale, corrispondenza interscolastica, ecc. In questo modo non si vuol rinunciare a far apprendere i saperi ma li si persegue indirettamente grazie a un progetto finalizzato e motivante (il testo libero, ad esempio, può condurre a riflessioni sulla lingua, al miglioramento dell’ortografia, a ricerche scientifiche e di ambiente e a molto altro). Si cercano così di comporre due esigenze pedagogiche: dare un senso a quello che si fa a scuola e far progredire gli apprendimenti. Sappiamo però che questa è una via non facile perché ci costringe a restare sempre su un crinale (1). Ma non dobbiamo stupircene: stare sul crinale è il destino di ogni buona pedagogia che cerca di conciliare esigenze apparentemente in contrasto tra loro. Naturalmente, come in ogni azione educativa, non mancano i rischi. Ad esempio, c’è il rischio che l’attività cada in una deriva “produttivista”: si lavora per fare un buon prodotto senza aver necessariamente appreso. Spesso la logica dell’efficacia non permette di arrivare alla comprensione. L’essere umano, adulto o minore, tende infatti a cercare un risultato con il minimo sforzo. Tutto ciò non è in sé un fatto negativo: ogni attività produttiva si trova costretta ad adottare questa postura. È una postura, però, che contraddice le finalità della scuola. A scuola, infatti, non si va solo per “fare” qualcosa ma anche per acquisire un “sapere”. Dunque, come perseguire gli apprendimenti senza abbandonare le “tecniche di vita”? Come non abbandonare i ragazzi più in difficoltà evitando che producano qualcosa senza aver appreso? La scelta di Freinet è stata chiara: l’individualizzazione attraverso il sistema del piano di lavoro e dei brevetti. Con questa scelta non ha rinunciato ad un principio cardine: scommettere sull’autonomiadel ragazzo coinvolgendolo nella definizione di attività e obiettivi individualizzati, concedendogli un potere decisionale nella scelta delle attivitàe dei tempi della loro valutazione. La personalizzazione degli apprendimenti deve permettere al ragazzo di lavorare in funzione dei suoi bisogni ed interessi facendo di lui l’attore della propria formazione. Non a caso, con il piano di lavoro si personalizzano molte attività, non solo le esercitazioni di lingua e matematica, ma anche la ricerca e i testi liberi. Con il sistema dei brevetti, poi, si cerca di fare in modo che tutti gli allievi, in tempi medio-lunghi, possano raggiungere gli obiettivi di apprendimento fondamentali. È la valutazione per “unità di valore” che va a sostituire le tradizionali valutazioni sommativa e certificativa.
Con queste scelte la pedagogia Freinet non ha affatto abbandonato la centralità del progetto, anzi. Il piano di lavoro, cioè, non è una pedagogia per obiettivi individualizzata in cui l’insegnante, individuato il livello di apprendimento di ciascun allievo, gli assegna un compito per quella settimana offrendogli un feed back in fase finale. Non è, insomma, una valutazione formativa à la Scriven. Il punto di partenza, infatti, è sempre l’autonoma scelta di attività che abbiano un senso per l’allievo (finalizzazione). Naturalmente, con gradualità, nel dialogo insegnante – allievo e tra allievi (utilizzando altre “istituzioni”, l’aiuto reciproco e il tutorato), il ragazzo si rende consapevole degli obiettivi di apprendimento legati all’attività (obiettivi che l’insegnante già conosce). In questo modo la sua autovalutazione si affina e si perfeziona fino a permettergli di autoregolarsi e scegliere con maggior consapevolezza le attività da svolgere nella settimana successiva.
Le attività individualizzate sono uno dei modi con cui, in tempi e modalità diverse, si perseguono gli apprendimenti di tutti. Non va infatti dimenticato che hanno senso solo se si collocano in un sistema di classe cooperativa. L’auto-organizzazione dei ragazzi e il lavoro comunitario a scopo sociale sono alla base del vivere e dell’apprendere insieme.
(1) Non è un caso che Sul crinale sia il titolo della prima parte del volume di Philippe Meirieu Una scuola per l’emancipazione (Roma, Armando, 2019)
Per approfondire v. https://www.enricobottero.com/pedagogia-freinet; https://www.icem-pedagogie-freinet.org/node/14228.